Non molti conoscono quest’importante punto di domanda nella ricchissima storia di Urgnano, e nessuno, a oggi, ha certezza assoluta su questo fatto; tuttavia ci sono elementi seri che possano portano la verità verso questa teoria.
Entrati nella rocca di Urgnano, dopo aver oltrepassato il ponte levatoio del lato sud, sulla destra si apre l’ampio scalone che conduce ai piani superiori del castello. Al visitatore si presenta lo splendido giardino pensile con il viale delle grottesche, tanto bello e ammaliante da poter oscurare all’attenzione un particolare importante, posto proprio alla sommità della scalinata.
Qui, incastonato nella parete, si trova un enigmatico bassorilievo che raffigura tre personaggi che interagiscono tra di loro.
Il personaggio col cappello dovrebbe essere Ludovico Sforza detto il Moro, signore di Milano, al cui ducato appartenne anche Urgnano; un dominio contrastato perché qui, a poca distanza, si trova il fosso bergamasco, linea di demarcazione tra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Questa è zona di confine e i capisaldi militari, come la nostra rocca, sono un elemento essenziale per la difesa del territorio. La storia ci narra che Ludovico venne in questi territori accompagnato da Leonardo da Vinci, al quale commissionò innovative opere idrauliche. Tuttavia, essendo questo un periodo in cui il genio di origini fiorentine aveva inventato nuove e importanti armi da fuoco, si ipotizza che il vero scopo del Moro era quello di dotare segretamente le fortezze di nuovi sistemi di difesa.
Ancora oggi si notano, infatti, nel castello, particolari architettonici non comuni che sono stati rinvenuti anche in alcuni schizzi di Leonardo.
Il personaggio al centro del bassorilievo, quindi, abbastanza nascosto dalle altre due figure in primo piano, potrebbe quindi essere proprio Leonardo da Vinci, il geniale inventore toscano che tutto il mondo ci invidia. Il terzo personaggio sarebbe, invece, un manovale incaricato dei lavori su indicazioni di Leonardo; anche qui, purtroppo però, non si hanno conferme vere e proprie, ma tutto fa parte di un enigma interessantissimo che, prima o poi, si spera rientrerà nei dati storici.
I due simboli sottostanti si richiamano, anch’essi, a quest’ eventuale ipotesi: una ci mostra una croce posta su un quadrato, un chiaro simbolo rinascimentale che indicava l’unione, tipicamente umana, tra materia e spirito; l’altra raffigura la piantina di Milano così come era rappresentata al tempo degli Sforza.